Restauratore, a rischio decine di botteghe artigiane della provincia

restauro 3' di lettura 17/11/2009 - Non bastasse la crisi ora arrivano anche leggi inconcepibili a mettere a rischio lavoro e imprese. Come quello del restauratore (di mobili, libri, strumenti musicali, oggetti d’arte), uno di quei mestieri artigiani più preziosi ed a rischio di estinzione che rappresentano un fiore all’occhiello di questa provincia.

L’iter di riconoscimento della qualifica di restauratore è diventato infatti un percorso ad ostacoli che rischia di mettere fuori mercato più di cinquanta imprese pesaresi. La denuncia arriva da CNA Artigianato Artistico e Tradizionale di Pesaro e Urbino preoccupata per le sorti delle imprese artigiane interessate dalle nuove norme che regolamentano l’accesso alla professione e che determinano il riconoscimento delle qualifiche degli operatori del restauro già in attività. Per tutti la domanda di riconoscimento dovrà essere presentata entro il 31 dicembre prossimo. La CNA punta il dito contro la nuova legge che, varata con otto anni di ritardo, ritiene utili per il riconoscimento della qualifica solo i requisiti maturati prima del 2001.


“In sostanza – spiega la Cna - chi ha operato in questi otto anni è come se non esistesse dato che la sua esperienza non vale per la nuova legge. In sostanza, i requisiti ritenuti necessari dalla nuova legge, sono sostanzialmente impossibili da recuperare per gli artigiani e per i lavoratori del settore”. “Siamo fortemente preoccupati per il futuro di molte imprese che operano nel restauro o che fanno del restauro un importante elemento della propria attività - afferma Luciana Nataloni, responsabile dell’Unione Artigianato Artistico e Tradizionale di CNA – perché le nuove norme pretendono di disciplinare in modo generalizzato e retroattivo una situazione precedente al 2001. Ci sembra un intervento tardivo che serve solo a produrre un’ingiusta espulsione dal mercato di tantissimi operatori (molto dei quali giovani), che hanno maturato in questi anni un bagaglio di competenze professionali altamente qualificate”.


“Oltre a ciò – afferma la responsabile dell’Unione CNA Artistico - per la presentazione della documentazione richiesta, molti giovani imprenditori del restauro sono già in difficoltà in quanto, negli anni precedenti il 2001, si trovavano ad operare con un rapporto di lavoro dipendente. La normativa riconosce questa possibilità ma rende la vita impossibile a chi, forte di un percorso formativo coerente e sano, vuole continuare ad impegnarsi nel campo del restauro”. C’è poi la questione relativa alla prova di idoneità prevista dal regolamento. La qualifica di restauratore di beni culturali è attribuita, dietro possesso di determinati requisiti, sia ope legis che previo superamento di una prova di idoneità. “Occorre evidenziare – conclude la Nataloni - come gli ambiti di competenza individuati per le prove scritte e per quella a carattere teorico pratico siano eccessivamente ampi. Si potrebbe infatti assistere al paradosso che ad un restauratore di libri si chieda di svolgere la prova di idoneità tecnico pratica su materiale cinematografico, mentre ad un restauratore del vetro potrebbe capitare di agire, in sede d’esame, su beni di metallo”.


“Se la legge resta immutata si produrrà un’ingiusta discriminazione per molti professionisti che renderà molto difficile diventare restauratori – conclude la responsabile provinciale di CNA Artistico e Tradizionale – per questo è fondamentale che vengano rivisti i criteri di selezione per l’accesso alla prova d’idoneità, e più in generale venga modificato il sistema di valutazione della documentazione dei titoli, la cui validità è indispensabile per operare nel settore. Intanto sono partiti a livello nazionale otto ricorsi al Tar contro il decreto ministeriale da parte di restauratori che si sono posti in attività dopo il 2001.


   

da CNA




Questo è un comunicato stampa pubblicato il 17-11-2009 alle 17:05 sul giornale del 18 novembre 2009 - 834 letture

In questo articolo si parla di economia, fano, cna, restauro





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