Lo psichiatra e il professore: Mariano Loiacono presenta ‘Il Copernico della Sociologia’

4' di lettura 25/10/2013 - Il sociologo e lo psichiatra. Da una parte c’è lui, Giuliano Piazzi, sociologo bolognese di fama, per anni apprezzato docente dell’Università di Urbino, studioso 'sui generis' della teoria dei sistemi e portatore di una sorta di ‘rivoluzione copernichiana’ nell’imbalsamato ambiente accademico nazionale.

Dall’altra c’è Mariano Loiacono, psichiatra di Foggia, anche lui con un’innata propensione a fuoriuscire dai rigidi schemi imposti dalla psichiatria tradizionale. I loro percorsi si incrociano 25 anni fa, e da allora il sociologo e lo psichiatra hanno stretto una collaborazione che ha nel ‘metodo alla salute’ la sua espressione più nota ed efficacie. Nel saggio ‘Il Copernico della Sociologia’, il dott. Loiacono, presidente e ideatore della Fondazione Nuova Specie, ha illustrato le tappe della sua pluriennale collaborazione con Giuliano Piazzi, arrivando a definire in maniera precisa i tratti del metodo alla salute.

Il convegno, svoltosi il 24 ottobre nella sala Tinozzi della Provincia di Pescara, oltre a quella di Loiacono, ha visto la partecipazione di Massimo Marcucci, direttore del Centro servizi volontariato di Pescara, di Guido Cerolini Forlini, assessore alle Politiche sociali del Comune di Pescara, e della referente locale della Fondazione Nuova Specie, la sociologa Maria Letizia Fanesi. Il dibattito si è articolato proprio sulla figura di Piazzi e sull’influenza di quest’ultimo sul metodo alla salute. Un’analisi accurata di quel ‘disagio diffuso’ che caratterizza la società contemporanea, dove non è più possibile categorizzare la sofferenza sociale e psicologica entro tipologie specifiche. Al contrario, si parla di un disagio esteso su più livelli, di fronte ai quali le forme terapeutiche tradizionali paiono inadeguate. Da qui, la necessità di un approccio nuovo e alternativo: il ‘metodo della salute’, nato 36 anni fa nel Centro di Medicina Sociale dell’Azienda ospedaliero-universitaria ‘OO. RR.’ di Foggia, muovendosi in aperto contrasto con l’approccio psichiatrico-farmacologico tradizionale, ha aiutato centinaia di famiglie a superare il disagio psicologico e sociale.

“La psichiatria farmacologica, spesso mossa da logiche economiche – ha spiegato Loiacono – ha dominato per decenni la scena, portando ad un orientamento chimico-finanziario che tende a cronicizzare il malato. Da qui, la necessità di dare forma ad un approccio che riportasse la Vita al centro di tutto, valorizzando la persona nel suo unicum specifico”. Una teoria rivoluzionaria, accolta con forte scetticismo dagli ambienti scientifici. Un approccio che rifiutava il ricorso sistematico ai farmaci spostando l’attenzione sulla specificità individuale e sulle dinamiche relazionali e familiari. L’incontro con Piazzi, a quel punto, ha rappresentato la chiave di volta anche dal punto di vista teorico.

“Quello che noi abbiamo fatto sul campo, Piazzi lo ha vissuto in ambito accademico – ha spiegato Loiacono -, allontanandosi da un approccio sociologico ormai inadeguato a descrivere la condizione e il disagio dell’individuo nella società, e riportando al centro la distinzione vita-non vita”. Ma, come ricordava spesso Piazzi, la società di oggi, dominata da logiche individualiste e finanziarie, pretende di ‘curare’ normalizzando tutti coloro che non stanno dietro ai suoi ritmi, considerando l’individuo stesso come un essere chimico e finanziario. Una pillola, e il problema è superato, velocemente e senza dolore. Un meccanismo che agisce sul sintomo, ignorando le vere radici del disagio. A meno che la vita non sia restituita alla sua distinzione originaria, quella dalla non-vita, che rende ogni individuo assolutamente unico.

Una vera rivoluzione copernichiana, teorie che hanno fatto di Giuliano Piazzi un sorta di maestro per generazioni di studenti che, negli anni, hanno avuto modo di seguire le sue lezioni all’Università di Urbino. Ma che gli sono costate anche la freddezza, se non addirittura l’ostilità, della comunità scientifica e del mondo accademico.

“Gli anni trascorsi a Urbino hanno cambiato la vita di molti – ha ricordato la dott.ssa Fanesi, ex studentessa dell’ateneo urbinate e presidente dell’Associazione Alla Salute Abruzzo -, e l’incontro con il dott. Loiacono mi ha permesso di incanalare fattivamente questa esperienza. Oggi stiamo cercando di esportare il modello nuova salute anche qui in Abruzzo”. Un processo lento, e sicuramente difficile, che deve scontrarsi con una mentalità spesso restia ad accogliere il nuovo. Così come lento e meticoloso è il lavoro del metodo che investe sull’uomo, nel tempo. Un ritmo ben distante dalle frenetiche cadenze della società di oggi, dove a malapena c’è tempo per ingoiare una pillola e tirare dritto per la propria strada.

Il simbolo della Fondazione Nuova Specie è una lumaca, scelta non casuale, se si considera che alla base di questo approccio sta proprio la lentezza, la pazienza, la perseveranza. Un approccio lontano anni luce dai 50 minuti di seduta psichiatrica che in genere si chiude con la altrettanto sbrigativa prescrizione di un (costosissimo) farmaco. “Avanti un altro”, direbbe l’efficiente terapeuta indicando la porta al malcapitato paziente. “Ma il vecchio sociologo bolognese storcerebbe sicuramente il naso”, suggerisce chi l’ha conosciuto molto bene, un ‘vecchio’ studente che, quasi vent’anni fa, sedeva anche lui tra i banchi dell’università ad ascoltare le lezioni del Professore.










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