Economia Pesaro e Urbino, altro anno da paura ma si intravede la ripresa

E’ peggiorato su tutti i fronti, tranne che nell’export, il quadro economico in provincia di Pesaro e Urbino nel 2013. E’ quanto emerge da un’analisi della CNA su dati Istat e InfoCamere e rielaborati dal Centro Studi dell’associazione. Un peggioramento che si registra su tutti fronti: fatturato (seppure in leggerissima ripresa è ancora depresso rispetto ai dati catastrofici degli ultimi anni), occupazione, investimenti, numero ed entità dei crediti concessi. Questa la situazione a livello generale illustrata questa mattina nel corso della conferenza stampa annuale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Pesaro e Urbino, dal presidente provinciale Alberto Barilari e dal segretario provinciale, Moreno Bordoni.
L’incontro con gli operatori dell’informazione, come è ormai tradizione dell’associazione, si è tenuto in un’azienda associata alla CNA. Questa volta è toccato al Centro di revisione e autofficina Girometti& De Angeli di Borgo Santa Maria, storica azienda dell’autoriparazione con 38 anni di vita e 15 dipendenti. Secondo l’associazione nel 2013 è aumentato il ricorso alla cassa integrazione ed il numero di cessazioni di impresa. Alcuni settori in particolare, come edilizia, legno e mobile, nautica, trasporti e, in parte la meccanica, hanno risentito più di altri la difficile fase congiunturale. Gli unici dati confortanti arrivano da settori purtroppo non ancora strategici per l’economia provinciale. Incoraggianti invece gli indicatori relativi all’export. Dopo almeno cinque anni di continua ma inesorabile discesa sembra tuttavia che qualche timido segnale di ripresa si intraveda all’orizzonte.
“Secondo una serie di previsioni di tutti gli osservatori - hanno affermato sia Barilari che Bordoni - potremo assistere ad una inversione di tendenza in particolare del secondo semestre dell’anno quando anche alcune misure approvate dal Governo nei confronti delle imprese (quali ad esempio la riduzione del costo del lavoro ed una annunciata riduzione del carico fiscale), potranno avere concreta applicazione e quando si consoliderà quella ripresa internazionale auspicata dalla maggior parte degli economisti”.
Tuttavia secondo la CNA non mancano ancora segnali di preoccupazione relativi al mutato scenario economico che ormai caratterizza la nostra provincia. Il processo di lenta ma inesorabile disgregazione di alcuni settori ha mutato completamente il volto di questo territorio. Settori trainanti della nostra economia come le costruzioni, il mobile, la nautica sono ridotti ormai ai minimi termini. Centinaia di imprese hanno chiuso di battenti. Migliaia di persone hanno perso il loro posto di lavoro e stentano a trovarne un altro e riqualificarsi. Niente insomma è più come prima.
“Tuttavia come CNA – hanno detto ancora presidente e segretario dell’associazione - riteniamo che possa verificarsi una inversione di tendenza e che occorrerà accompagnare le imprese in questo lento cammino verso la ripresa. In che modo? Favorendo anzitutto i processi di aggregazione tra imprese; facendo in modo di mettere in rete realtà manifatturiere diverse ma al tempo stesso complementari che operano nel territorio, sfruttando al meglio le tante risorse esistenti. Servirà poi incentivare ulteriormente azioni a favore delle esportazioni, attraverso l’apertura e il consolidamento di nuovi mercati. Per non parlare delle politiche del credito. Gli Istituti di credito devono tornare a scommettere sulle imprese e sui progetti di sviluppo di queste. Infine l’azione continua ed incessante nella nostra associazione nei confronti delle istituzioni locali, regionali e nazionali. Tutta proiettata a far ottenere al sistema delle imprese misure (riduzione del peso fiscale, diminuzione del costo del lavoro, crediti agevolati, incentivi a favore degli investimenti, bonus energia per settori strategici come l’edilizia, l’impiantistica, il mobile, pagamento dei crediti che le aziende vantano nei confronti della P.A.; etc. ), insomma misure che servano davvero a farle continuare a lavorare e a sperare in un futuro migliore. Tra l’altro la CNA di Pesaro Urbino sta predisponendo tutto un pacchetto di servizi e convenzioni a favore dei propri associati. Iniziative che incideranno direttamente sui costi di gestione delle aziende riducendoli sensibilmente. Non solo. La CNA ha predisposto l’istituzione di servizi e agevolazioni esclusivi che potranno consentire alle imprese aderenti di essere non solo più competitive ma parte integrante di un sistema associativo forte in grado di tutelarle al meglio sotto ogni profilo: sindacale, fiscale, tributario, di rappresentanza”. Ma vediamo i dati resi noti nel corso della conferenza stampa.
Se si considerano le ultime statistiche disponibili sulle dinamiche demografiche d’impresa (quelle aggiornate al III trimestre e dunque relative ai primi nove mesi del 2013), si vede come - nei confronti del complesso delle Marche - la provincia di Pesaro e Urbino abbia registrato una dinamica di diminuzione delle imprese attive più accentuata (-1,3% contro -0,8% regionale). Le perdite delle imprese attive si sono concentrate nelle costruzioni (232 imprese in meno in nove mesi pari al -3,8%), nel primario (194 imprese in meno; -3,2%) e nelle attività manifatturiere (120 imprese attive in meno; -2,3%). Le imprese attive sono cresciute invece di numero soprattutto nelle attività immobiliari (+69 unità paria a +3,1%); in quelle finanziarie e assicurative (+42 unità; +7,5%); di alloggio e ristorazione (+18 unità: +0,7%).
Le dinamiche per settori
Nella manifattura la provincia perde imprese attive più velocemente rispetto al complesso della regione: -2,3% contro -1,3%). La perdita di imprese attive è particolarmente decisa nell’industria del legno (-4,6%) e del mobile (- 3,9%). Ma anche nella meccanica si registrano notevoli difficoltà: -3% per prodotti in metallo diversi da macchine e impianti; -5,1% tra le produzioni di macchinari ed apparecchiature. I settori che invece vedono aumentare le imprese attive sono l’abbigliamento (+1,5%), le produzioni di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche (+2%) e, soprattutto, le attività di riparazione, manutenzione ed installazione macchine ed apparecchiature (+6%).
Nuove imprese e Cessazioni nel terzo trimestre 2013
La dinamica di diminuzione del numero delle imprese sta rallentando a fine anno: difatti, il saldo tra nuove imprese (sono 479 le iscrizioni alle camere di commercio nel trimestre) e cessazioni (454) è positivo (è pari a 25 unità registrate in più) e risulta nettamente più elevato rispetto a quello registrato per la regione nel suo complesso (+9). Tra le principali attività, si vede che perdono imprese soprattutto le attività del settore primario (-49%), le costruzioni (-35%), i trasporti (-21%) e le manifatture (-17%), ma anche le attività artistiche e di intrattenimento (-5%) e le altre attività di servizi (-4%) le quali comprendono attività di servizio alle famiglie e alle persone. Crescono, invece, le attività finanziarie e assicurative (+25% unità), le attività immobiliari (+12%), le attività professionali scientifiche e tecniche (+3%). La forte crescita di imprese non ancora classificate si deve probabilmente anch’essa alla crescita del terziario e, in particolare, alla crescita di attività innovative, come tali non facili da classificare. Il persistere della crisi trova espressione nel limitatissimo numero di settori con saldo positivo tra nuove imprese e cessazioni: sono solo due (fabbricazione di computer e di prodotti di elettronica e altre manifatture) e ognuno registra solo una unità in più a saldo.
La congiuntura
Sulla base dei dati relativi alle dinamiche congiunturali per le imprese con meno di 20 addetti, posti a disposizione dall’Osservatorio TrendMarche e rielaborati dal Centro studi Sistema della Cna Marche è possibile osservare come l’economia di piccola impresa della provincia di Pesaro e Urbino abbia mostrato nella prima metà del 2013 segnali di ripresa assai più decisi di quelli registrati a livello regionale (l’indice di livello del fatturato sale da 36,4 a 74,5 per la provincia mentre sale da 82 a 86,2 per la regione), ma dovuti al crollo che si era verificato alla fine del 2012. Rispetto ai livelli raggiunti nella fase di effimera ripresa registrata a fine 2010; il fatturato delle micro e piccole imprese della provincia resta notevolmente depresso. Gli effetti della crisi si fanno sentire ancor più sotto il profilo degli investimenti, che sono in ulteriore ridimensionamento così per la provincia come per la regione: per la provincia, in particolare, l’indice di livello degli investimenti è giunto a 26,5. Tale valore significa che, fatto 100 l’ammontare degli investimenti registrato nel primo semestre 2005, le risorse investite dalle piccole imprese nella provincia sono calate di oltre il 70%. L’andamento delle spese per retribuzioni conferma la maggior difficoltà dell’economia di piccola impresa della provincia: si vede come il profilo della provincia sia molto più depresso di quello del complesso della regione. Si vede anche come la spesa per retribuzioni (che possiamo considerare un indicatore di intensità nell’utilizzo della forza lavoro) della provincia cresca però nel primo semestre 2013 sia rispetto al semestre precedente (crescita congiunturale) sia rispetto allo stesso semestre dell’anno prima (crescita tendenziale). Anche il profilo dell’indicatore di livello per le spese da consumi (influenzate dall’andamento dell’attività oltre che dallo sforzo di riduzione e razionalizzazione dei consumi) mostra per la provincia che da un profilo più depresso rispetto a quello regionale, essa si è mossa più velocemente verso un livello (90,0) quasi pari a quello regionale (100,2) mostrando una notevole capacità di ripresa.
L’export nella provincia nei primi nove mesi del 2013
Nel corso dei primi nove mesi del 2013 nella provincia di Pesaro e Urbino si registra una variazione positiva del 3,1% del valore delle esportazioni e del 2,2% del valore delle importazioni. Tra i primi cinque paesi di destinazione dei prodotti della provincia si osserva un intensificarsi delle esportazioni negli Stati Uniti (+26,2%), in Spagna (+23,1%) e in Francia (+5,4%), quest’ultima costituisce il primo partner commerciale per valore delle esportazioni della provincia.
I principali partner commerciali della provincia di Pesaro e Urbino
Dalla graduatoria dei Paesi secondo le esportazioni si osserva nel corso dei primi nove mesi del 2013 un significativo aumento delle esportazioni in Arabia Saudita (+120,5%) che rappresenta il 12° Paese per destinazione delle merci della provincia di Pesaro Urbino. Invece, sempre nel corso del 2013, si sono ridotti i valori delle esportazioni in Germania (-8,6%) e in Russia (-15,5%) che occupano, rispettivamente, il secondo e il quarto posto nella graduatoria dei paesi per valore delle esportazioni provinciali. Per quanto riguarda i principali paesi dai quali la provincia importa, si osserva una riduzione di valore delle importazioni dai primi tre paesi: Cina (-14,2%), Egitto (-5,9%) e Germania (-9,1%). Variazioni positive invece si osservano per i valori delle merci importati dalla Francia (+22%), e dall’Austria (+12,8%) che rappresentano il quarto e quinto paese per i valori importati e, scendendo nella graduatoria dei paesi per importazioni, aumenti significativi si osservano per i valori delle merci importati dalla Russia (+866%), dalla Slovenia (+124,9%) e dalla Turchia (+122,0%). La graduatoria dei principali settori nell’interscambio della provincia di Pesaro e Urbino evidenzia una riduzione pari al -7,3% del valore delle esportazioni di mobili. Sostanzialmente stabili rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, risultano i valori delle esportazioni di alcuni settori appartenenti all’industria meccanica come macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili ( -1,7%) e metalli di base e altri metalli non ferrosi (-0,4%). All’interno dell’industria meccanica si osservano però anche variazioni positive di quasi il 17% per il valore delle esportazioni di altre macchine di impiego generale e di oltre 21 punti percentuali del valore esportato relativo a armi e munizioni; l’export dei mezzi di trasporto cresce al ritmo del +29,4%. Tra le principali merci esportate dalle imprese della provincia di Pesaro e Urbino figurano anche gli articoli di abbigliamento che rappresentano oltre il 6% del valore totale delle esportazioni e che nel periodo considerato hanno registrato un aumento di oltre il 15% del valore esportato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Infine articoli in materie plastiche e prodotti in legno registrano un aumento del valore esportato rispettivamente pari a +18,4% e a +7,1%.
Gli imprenditori stranieri
Il periodo della crisi ha visto anche nella provincia una forte crescita degli imprenditori stranieri il cui numero è cresciuto del 5,4% in due anni e mezzo, meno che nel complesso delle Marche +6,0%) e in Italia (+11,2%). La crescita degli imprenditori stranieri ha riguardato anche le attività manifatturiere dove, invece, si è registrata una diminuzione notevole di imprenditori italiani. Un fenomeno analogo ha riguardato le costruzioni. Nel commercio e nei servizi di alloggio e ristorazione la crescita degli imprenditori stranieri è stata assai più intensa di quella registrata per il complesso degli imprenditori. Le dinamiche degli imprenditori stranieri per settore di attività nella provincia mostrano innanzitutto come la loro crescita nel periodo 2009-2012 (+429 pari a +8,6%) sia in controtendenza con la dinamica di ridimensionamento degli imprenditori totali (-3.858, pari a -6%); mostrano anche come per commercio e costruzioni i forti incrementi settoriali di imprenditori stranieri in termini assoluti e percentuali siano in corrispondenza a forti diminuzioni settoriali del complesso degli imprenditori in tali settori. La crescita di imprenditori stranieri tra le attività manifatturiere fa parte anch’essa del fenomeno. Nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione, poi, è evidente che la crescita della componente straniera è stata decisiva per la crescita del totale degli imprenditori del settore.
L’occupazione
Nella provincia di Pesaro e Urbino l’occupazione registrata dall’Istat è diminuita nel corso del 2012 assai più decisamente rispetto alla sostanziale tenuta che ha caratterizzato l’economia regionale nel suo complesso. Il profilo dei livelli di occupazione mostra come l’occupazione della provincia si sia avvantaggiata della fase di effimera ripresa tra 2010 e 2011 assai più che la regione; mostra anche come la perdita occupazionale sia stata assai più decisa proprio in considerazione dei più alti livelli raggiunti nella provincia. Nonostante ciò, tuttavia, i livelli occupazionali della provincia risultavano ancora alla fine del 2012 allineati a quelli ante-crisi del 2008, a differenza di ciò che si rileva per la regione nel suo complesso, dove tali livelli sono assai inferiori. Dati più aggiornati sono disponibili sull’andamento dei flussi in ingresso nel lavoro (le assunzioni) e in uscita. Secondo l’Osservatorio del Mercato del Lavoro della regione Marche per “le assunzioni con contratti di lavoro dipendente, le dinamiche territoriali evidenziano situazioni sfavorevoli in tutte le province delle Marche. Pesaro e Urbino e Fermo registrano i cali più sostenuti (-16,2% e -8,7% rispettivamente), seguite da Ascoli Piceno (-3,1%), Macerata (-2,8%) e infine Ancona (-1,7%)”.
Se si considerano i dati a livello di singolo Centro per l’Impiego, si osserva come “quasi tutti i Centro per l’Impiego mostrano considerevoli diminuzioni di avviamenti, soprattutto quelli di Pesaro, Tolentino e Urbino con variazioni negative, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, rispettivamente del -24,9%; -12,6% e -12,1%. Anche Fermo, Fano, San Benedetto del Tronto e Fabriano registrano cali considerevoli che vanno dal -6% al -9% circa. Uniche eccezioni positive sono Ascoli Piceno, Civitanova e Jesi che segnano dinamiche positive del +3,4%, +3,1% e +1,1% rispettivamente”. Tuttavia, i flussi in uscita dal mercato del lavoro sembrano favorire la provincia. Difatti, “il saldo delle posizioni lavorative alle dipendenze, dato dalla differenza tra ingressi e uscite dall’occupazione, nel III trimestre 2013 assume segno negativo sull’intero territorio della regione ed è più sfavorevole rispetto al III trimestre 2012 proprio nella provincia di Ascoli Piceno (-314,1%) seguita da quella di Macerata (-168,0%). Pesaro e Urbino e Ancona registrano diminuzioni intorno al 60% e Fermo un -21,9%. Le dinamiche degli iscritti alle liste di mobilità mostrano come in tutte le province essi diminuiscano: Fermo, Pesaro e Urbino, Ancona e Macerata registrano i cali maggiori, rispettivamente con variazioni del -72,4%, -50,4%, -38,3% e -33,4%; Ascoli Piceno segna una dinamica più contenuta, molto al di sotto della media marchigiana, pari al -16,2%.
Per quanto riguarda il ricorso alla CIG, secondo l’Osservatorio sul mercato del Lavoro della regione Marche “a livello territoriale, si osservano miglioramenti a Pesaro Urbino (-8,0%) e, in termini più accentuati, ad Ascoli Piceno, provincia in cui il ricorso alla Cassa integrazione guadagni risulta in calo del 20% circa. Le ore autorizzate crescono, viceversa, sia ad Ancona (+9,4%) sia a Macerata (+11,3%)”. Per quel che concerne la CIG in deroga, “nelle Marche registra un calo considerevole dovuto in gran parte al mancato rifinanziamento di questo ammortizzatore sociale: le ore concesse, da circa 4 milioni del III trimestre 2012, si riducono dell’84,2% raggiungendo le 640mila ore circa nel III trimestre 2013. Questo strumento è particolarmente utilizzato nelle province di Ascoli Piceno e Pesaro Urbino che rispettivamente raccolgono il 27,3% e il 25,0% delle ore concesse complessivamente nelle Marche”.

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 03-01-2014 alle 12:35 sul giornale del 04 gennaio 2014 - 1612 letture
In questo articolo si parla di economia, cna, conferenza stampa, CNA Pesaro, crisi economica, ripresa, economia pesaro, lavoro pesaro, alberto barilari, imprese pesaro, moreno bordoni, annuale
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