Chiusure e riduzioni orario in tutte le Marche: sindacati dei postali sul piede di guerra

Ad illustrare alla stampa le intenzioni dichiarate delle Poste sono intervenuti venerdì 6 febbraio , nella sede dorica di Cisl Marche, Dario Dominici segretario regionale Slp Cisl e Gloria Baldoni segretario regionale Slc Cgil.
Punto nodale della protesta la chiusura di 10 uffici postali e la razionalizzazione di altri 23. Operazione che coinvolgerà complessivamente 33 comuni disseminati sul territorio. "Un fatto - spiegano i sindacati - che avverrà in modi e tempi anche a noi del tutto sconosciuti. Le chiusure riguaderanno Castelbellino in provincia di Ancona; Venagrande, Colli del Tronto e Monsampolo del Tronto in provincia di Ascoli; Curetta a Fermo; Villa Moscosi e Villa San Filippo a Macerata; Novilara, Pesaro Cacciatori e Petriano in provincia di Pesaro.
Le ristrutturazioni, che "significa la chiusura di uno o più giorni settimanali con modalità ancora non del tutto chiare", avverranno nei seguenti siti divisi per area vasta:
Provincia Ancona: Varano, Attiggio, Loreto Stazione
Provincia di Ascoli: Poggio di Bretta, Ripaberarda, Montemonaco e Monteprandone
Provincia di Fermo: Monterinaldo
Provincia di Macerata: Acquacanina, Crispiero, Colferraio, Monte San Martino, Pian di Pieca, Cesi di Macerata
Provincia di Pesaro Urbino: Belforte all'Isauro, Pianello, Smirra, Isola di Fano, Fratterosa, Monteciccardo, Piagge, San Giorgio di Pesaro e Serra Sant'Abbondio.
"Continuando su questa strada", spiegano i sindacati, "Il presidio del territorio sbandierato da Poste oggi presente nell’87% dei comuni con meno di 1000 abitanti è dstinato a scendere vertiginosamente. Magari raggiungendo nei prossimi anni il livello di copertura del servizio bancario che oggi si attesta sul 23% dei comuni coperti".
Anche se il piano non prevede sacrifici dal punto di vista di posti lavoro, "l'organico regionale essendo già stato ridotto da circa 5000 unità a poco meno di 4000", produrrebbe comunque "drastiche riduzioni del servizio in 28 comuni. Non è cosa da poco: circa 16.000 cittadini (oltre 6.000 famiglie) resterebbero senza ufficio postale; mentre altri 22.000 cittadini (9,000 famiglie) dovranno accontentarsi delle poche giornate di apertura che Poste ancora per poco tempo, possiamo pensare, ha ritenuto di mantenere".
Si tratta di interventi "inutili anche sul fronte della organizzazione del lavoro". I sindacati confidano ora "in un forte intervento da parte di istituzioni, amministratori locali, ANCI e UNCEM. E’ necessario unire tutte le forze, fare quadrato, affinché Poste riveda le proprie decisioni".

Questo è un articolo pubblicato il 07-02-2015 alle 11:29 sul giornale del 09 febbraio 2015 - 694 letture
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