L.A.C. Marche: "Riapertura della caccia al lupo: un boomerang ecologico!"

lupo 4' di lettura 31/01/2017 - Il lupo lascia le sue impronte sulla Terra da milioni di anni, da molto prima che l'uomo faccia la sua comparsa e si organizzi socialmente. Il lupo è al vertice della piramide ecologica dei mammiferi, quindi la sua esistenza è fondamentale per l'equilibrio naturale.

Nonostante ciò, l'uomo, fin dalle sue origini, ha combattuto e perseguitato il lupo, perché lo ha sempre considerato un temibile competitore quando era cacciatore e un pericolo per le sue greggi, quando era allevatore, portandolo sull'orlo dell'estinzione in Italia negli anni '70 dello scorso secolo. A quel punto le associazioni ambientaliste si mobilitarono in sua difesa, riuscendo ad ottenere che la sua specie fosse protetta. Da allora il lupo si è ripreso numericamente, anche se non si può ancora considerare una specie fuori pericolo, viste le centinaia di morti registrate ogni anno per il bracconaggio o per investimenti stradali e ha ricominciato ad espandere il suo areale, ricolonizzando i territori, come le Alpi, da dove era stato sterminato nei secoli scorsi. Nel frattempo l'uomo si era ormai abituato alla sua assenza, in pratica aveva preso il suo posto nella piramide ecologica, pur non essendo l'uomo biologicamente un predatore e non essendo prettamente un carnivoro. Ma alcuni uomini, un'esigua minoranza di essi, i cacciatori, hanno mantenuto quell’istinto primordiale predatorio. Si sono allevati le loro prede (i cinghiali), le hanno selezionate, incrociate e rese di dimensioni più grandi e più prolifere, per avere una maggiore resa di carne, da rivendere poi ai ristoranti specializzati in cacciagione, unendo quindi l'utile al dilettevole, hanno quindi immesso i cinghiali nei territori di caccia, senza un criterio scientifico. Anche il lupo però ha trovato nel cinghiale una preda appetitosa e disponibile in grande quantità, non per divertimento o per interesse, ma semplicemente per la propria sopravvivenza. E il ritrovamento della setola di questo ungulato nelle feci del lupo costituisce la prova inoppugnabile che quest’ultimo sia divenuto il principale predatore e quindi l’unico controllore del cinghiale, una specie ormai fuori controllo, fonte di danni alle colture agricole e di incidenti stradali, per la diretta responsabilità della caccia! Il lupo così è ritornato ad essere il principale competitore dell'uomo, anzi, dei cacciatori di cinghiali. E per i cinghialai questo è inaccettabile!

Ecco quindi che, con la scusa di qualche attacco alle pecore, lasciate colpevolmente incustodite dagli allevatori, è iniziata da qualche anno una campagna di demonizzazione e di odio nei confronti di questo utilissimo e fondamentale predatore, arrivando perfino a terrorizzare le persone, affermando che il lupo potrebbe essere pericoloso anche per l'uomo, cosa anche questa assolutamente falsa, visto che non ci sono documenti o segnalazioni che attestino di attacchi di lupi a uomini. Ma siccome alle menzogne non c’è mai limite, arriviamo all’attualità di questi giorni e cioè alla Conferenza Governo - Regioni, ed al Ministro dell’Ambiente Galletti, probabilmente uno dei peggiori ministri che l’Italia abbia mai avuto che, con il varo del rassicurante “Piano di conservazione e gestione del lupo”, cela in realtà la riapertura legale della caccia al nostro predatore principe, dopo oltre 45 anni di protezione! Il lupo quindi, per il suo “bene”, potrà essere cacciato nella misura del 5% della sua popolazione, che in realtà non conosce esattamente nessuno, ma che è stata stimata in un migliaio di esemplari, quindi parliamo di 50/60 uccisioni “controllate”.

Si tratta di un piano semplicemente demenziale, sia perché indebolirebbe il principale controllore della specie infestante del cinghiale, che quindi ne beneficerà aumentando in modo esponenziale, per la goduria dei cacciatori, ma anche perché è dimostrato che, dove la caccia di selezione al lupo è stata sperimentata, essa ha determinato la disgregazione dei loro nuclei familiari, la cui forza è proprio la caccia di gruppo, rendendo quindi più difficile per i lupi la predazione degli animali selvatici e quindi orientandoli a cacciare quelli domestici, essendo ovviamente prede più facili. Si tratterebbe quindi di un clamoroso “boomerang” ecologico!

Chiediamo allora come LAC Marche che la nostra Regione si opponga a questo piano assurdo e controproducente e che anzi si faccia portabandiera in difesa del lupo nei confronti delle altre Regioni e del Governo nazionale.


da Danilo Baldini
Delegato LAC Marche





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 31-01-2017 alle 20:11 sul giornale del 01 febbraio 2017 - 702 letture

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