E ora Aventino! Si abbandonino Gambini e le sue truppe alle loro responsabilità

gambini e sgarbi 5' di lettura 17/06/2017 - L’Aventino è il colle di Roma dove la plebe romana si acquartierò per protestare contro le prepotenze e la violenza del patriziato nobiliare. In età contemporanea il termine è stato usato da Giovanni Amendola per indicare l’abbandono del Parlamento da parte delle opposizioni, dopo il delitto Matteotti del 10 giugno 1924, in segno di protesta contro il governo fascista e in difesa dell’istituzione parlamentare.

Si trattò di una protesta morale che, se fallì nei suoi obiettivi politici, tuttavia pose con grande forza il tema della difesa delle istituzioni democratiche come insostituibile baluardo contro la tirannide e la violenza.

Con le dovute proporzioni il Consiglio Comunale del 14 giugno - che ha discusso per più di tre ore la proposta di revocare la presidenza del Consiglio a Elisabetta Foschi, avanzata dai gruppi dell’opposizione, PD, M5S, CUT, per quanto accaduto nel Consiglio Comunale del 29 maggio - ha posto all’ordine del giorno il tema della difesa della dignità e del decoro del Consiglio sfregiato dal turpiloquio isterico e malato di Sgarbi e dal riprovevole comportamento di Foschi, del Sindaco Gambini e dei consiglieri di maggioranza, nessuno dei quali è intervenuto per difendere i consiglieri dell’opposizione e con loro l’istituzione che rappresentano e quindi la città stessa. Uno spettacolo degradante con un presidente che abbandona la sua funzione di arbitro per schierarsi con i tifosi della propria curva.

La discussione non ha riservato sorprese ed è stata un muro contro muro. A nulla sono servite le ragionevoli argomentazioni delle opposizioni che ribadivano la necessità di un spontaneo passo indietro di Foschi per il ripristino di una normale e costruttiva dialettica tra maggioranza e opposizione. Il comportamento della maggioranza è stato muscolare: Sgarbi è stato provocato, ha chiesto scusa e il sindaco addirittura ha affermato che il comportamento di Foschi “ha riportato la tranquillità in aula”.

Surreale: se le acque non si son agitate fino a debordare in rissa, non solo verbale, è stato per l’autocontrollo e il senso di responsabilità istituzionale dell’opposizione. Il mantra della “provocazione” è stato ripreso dai pochi consiglieri di maggioranza intervenuti. Rossi ha dato la “sufficienza” alla scolaretta Foschi ed ha finito con il mettere sullo stesso piano l’autore degli insulti e le sue vittime, mentre Sirotti ha recitato il solito copione di pompiere, alzando appena i toni quando chiamato direttamente in causa e Vittoria ha perso un’altra occasione per non fare confusione. Esito scontato: 9 a 7. Questo per la cronaca, con i consiglieri Balduini, ormai noto come il “corniciaio”, Vetri, Scalbi e Paganelli a fare le belle statuine secondo gli ordini di scuderia, vedi mai che abbiano un sobbalzo di dignitosa autonomia.

Venendo alla cifra politica il punto debole dell’opposizione del PD è stato quello di mettere sul terreno della tecnicalità e non su quello politico, la richiesta di revoca del presidente del Consiglio: la revoca è un “atto tecnico e non c’è nulla di politico”. Ma la tecnicalità non è mai neutra è sempre uno strumento usato per realizzare un obiettivo politico, a volte positivo e a volte negativo e anche in questo caso, come poteva essere separata dalle inevitabili conseguenze politiche? Il problema del comportamento di Foschi era un problema politico e come tale andava affrontato. La spiegazione non è stata convincente: Foschi poteva essere sostituita da un altro consigliere della maggioranza, senza indebolirla perché il presidente revocato sarebbe tornato sui banchi del Consiglio. In realtà, a ben vedere, Foschi, non so quanto consapevolmente, e questa sarebbe un’aggravante, con il suo gesto poco istituzionale e provocatorio, ha salvato la Giunta dall’ira di Sgarbi, dato che una ferma presa di posizione della presidenza contro il suo comportamento lo avrebbe determinato a dimettersi considerando insopportabile il cosiddetto “fuoco amico” e aprendo una crisi che avrebbe potuto travolgere la Giunta e lo stesso sindaco. Il problema era ed è politico, tutto politico, e attiene a una Giunta più volte rimpastata e indebolita nella sua potenziale capacità progettuale, ridotta non da oggi all’ordinaria amministrazione e sempre più insolvente rispetto al suo programma elettorale e a una reale capacità di governo per aggredire i problemi fondamentali della città. Il punto, dunque, è di assediare la Giunta, in difficoltà dopo il 29 maggio che, come ha sottolineato Forti, ha trasformato il Consiglio e se stessa in un “luogo di prepotenza e di comando”.

In attesa di saperne di più su quanto deciderà il Prefetto sul comportamento di Foschi e l’esito delle querele contro Sgarbi, che lasciano il tempo che trovano per i tempi biblici della giustizia italiana, le opposizioni dovrebbero praticare l’Aventino costruendo con i cittadini e per i cittadini un progetto e un programma per Urbino all’altezza dei suoi problemi e soprattutto individuare già prima delle elezioni una possibile squadra di governo. Gambini è in campagna elettorale permanente. Come una Madonna pellegrina, batte le frazioni diffondendo il suo verbo. E l’opposizione che fa? Isolare Gambini e la sua Giunta è la sola risposta efficace che può essere data. Che Aventino sia! Si abbandonino Gambini e le sue truppe alle loro responsabilità. Che se la cantino e se la suonino da soli e chissà che non prendano pure loro gli insulti di Sgarbi, così, tanto per “vedere di nascosto l’effetto che fa”.


   

da Ermanno Torrico
PCI Urbino





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 17-06-2017 alle 00:00 sul giornale del 17 giugno 2017 - 655 letture

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