Nanoparticelle in ambiente marino, pubblicata su “Scientific Report” la ricerca di Ciacci e Frontalini di UniUrb

nanoparticelle 2' di lettura 21/12/2019 - Negli ultimi anni l’aumentata capacità nella manipolazione di materiali di piccole dimensioni ha determinato la produzione di elevate quantità di nanomateriali - sostanze chimiche di dimensioni estremamente ridotte comprese tra 1 e 100 nanometri - e di nanoparticelle ingegnerizzate.

Accanto ai nanomateriali determinati dal moltiplicarsi delle sorgenti antropiche si ritrovano anche materiali nanodimensionali di origine naturale derivati ad esempio dall’attività vulcanica e dai processi chimici di combustione.

Oltre ai nanomateriali ingegnerizzati o di origine antropica si annoverano anche le nanoplastiche che possono prendere origine dalla frammentazione delle microplastiche o derivare da composti di natura industriale, e che rappresentano contaminanti emergenti in suoli, sedimenti e acque.

La particolarità di questo “nano-mondo” non risiede solo nella scala dimensionale, ma anche nelle differenti proprietà chimico-fisiche dei nanomateriali rispetto a quelle degli stessi materiali a normale scala dimensionale.

Questi materiali raggiungono i corsi d’acqua e finiscono in ambiente marino: le ricadute ambientali in termini di effetti tossicologici risultano quindi di interesse prioritario per la ricerca internazionale ed a livello mondiale che ha come obiettivo principale quello di definire lo stato di salute dell’ambiente marino. Gli effetti del “nano-mondo” sugli organismi marini che vivono in stretto contatto con il fondo marino - e in particolare i foraminiferi bentonici - erano purtroppo finora sconosciuti.

Una recentissima ricerca guidata dalla Dott.ssa Caterina Ciacci (DiSB) e condotta da ricercatori italiani, francesi, giapponesi e statunitensi sotto la coordinazione del Dott. Fabrizio Frontalini (DiSPeA) e ora pubblicata su Scientific Report - rivista internazionale del gruppo Nature - documenta per la prima volta gli effetti biologici di tre differenti tipi di nanoparticelle in termini dimensionali e composizionali - biossido di titanio, biossido di silicio e polistirene - su questa particolare componente bentonica. Attraverso vari approcci metodologici è stata accertata la presenza di nanoparticelle nel citoplasma degli organismi analizzati ed evidenziato il conseguente stress fisiologico testimoniato dall’accumulo di lipidi neutri e dalla produzione di radicali intracellulari.

Questo studio dimostra che i nanomateriali rappresentano un effettivo rischio ecotossicologico anche per gli organismi che vivono nel sedimento marino e suggerisce l’utilizzo dei foraminiferi bentonici come potenziale modello per la valutazione degli effetti di queste “nuove forme” di inquinamento.


   

da Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"
www.uniurb.it





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 21-12-2019 alle 08:00 sul giornale del 21 dicembre 2019 - 1091 letture

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