Urbino non ha un assessore alla Cultura

maurizio gambini urbino 4' di lettura 30/11/2021 - Lo Storico d’Arte, Tomaso Montanari scrive che Firenze, Bologna e Napoli non hanno un Assessorato alla Cultura. Le Deleghe di questo Assessorato sono rispettivamente in capo ai Sindaci. Questo succede, continua Montanari, perché la Cultura oggi viene intesa come intrattenimento, utile solo ad acquisire consenso, ovvero tenda ad essere organica al Politico che amministra la Città.

Mentre invece, per sua natura, la Cultura dovrebbe essere libera, critica ed eretica, distaccata e lontana da ogni influenza e subordinazione. Anche Urbino non ha un Assessore alla Cultura.

Il Sindaco agricoltore senza pudore, spavaldo e viscoso, ne detiene la Delega. Un’empietà sacrilega. Un oltraggio alla Città ed a quel pensiero critico che la Cultura dovrebbe rappresentare. Perché una Città senza Assessore alla Cultura è un corpo senza volto e senza sesso. Un luogo rudimentale. Fugacemente traversato da eventi inservibili come quelli della ultima estate, incoerenti e vertiginosi, tendenti più a deformare che a modellare una consapevolezza cittadina.

La Cultura in una Città Universitaria come Urbino dovrebbe essere la normale respirazione, il rinnovo continuo, un continuo propagarsi di idee nuove, contrarie alle abitudini . La variante continua alle inerzie. Dovrebbe essere quella fenditura attraverso la quale narrare un sogno, un sogno vero di significati e di stranezze eccitanti, discoste dalle cose comuni, esemplari per altre Città, provvidenziali a rappresentarne un modello di riferimento. Perché qui ha abitato la bellezza. Perché il contesto di colline turchine intorno e la forma delle architetture, costituiscono l’humus dove affondare le ceppaie naturali della Cultura.

Invece, questo fac-simile di Sindaco con Delega, ci castiga ad una bassa e confusa tragicommedia dove ogni cosa assume il significato sghembo di una improvvisazione infantile, placida e rassegnata. Sempre imparentata alle oscure radici del cattivo gusto. Da lasciare la Città afflitta ed aggravata nei suoi mali.

L’altro giorno l’ho ascoltato in un abbozzo celebrativo ad una mostra di pittura al Castellare. Pareva il racconto assurdo di un museo di bellezze e di trionfi al merito, in un oscuro incanto dell’immaginazione. Un canestrino di parole banali, scritte col gesso sui muri di un vicolo cieco.

La sua Delega alla Cultura è una calamità per la Città. Una ferita che non smette di sanguinare. Che ci costringe a vivere in un conformismo bassamente plebeo. Dentro un’anarchia di traffico da terzo mondo che nega il piacere stesso di Città. Dove ogni cosa è avversa ad un ordine civile. Sorda e contraria all’esigenza di abbattere le emissioni di CO2 che il mondo invoca.

Ma il Nostro è di opinione contraria. Avversa l’abbattimento di emissioni. Esige e moltiplica più traffico, più CO2, più disordine, più aperture, più soste. Mi vien di pensare che questo atteggiamento ostile ed insano, questa cocciutaggine senza scrupoli, non sia solo il frutto di una assenza totale di Cultura, piuttosto l’esito di una repressione causata dal dover comprimere e nascondere in sé qualcosa di tragicamente inappagato ai suoi sensi. Ma allora, perché non cerca di baciare una donna? Così da farla finita con le sue incompiutezze e finalmente liberare la Città dalla sua presenza e da tutti gli ingombri di latta colorata?

Muoversi a piedi in un piccolo centro come Urbino sarebbe l’atteggiamento più Culturalmente apprezzabile oltreché più sostenibile e salutare. L’atto di civiltà più esplicito e meno barbaro. Negarci anche questo significa farci sudditi di una imposizione personale autoritaria e non autorevole, stupida e senza senso. Un atto esteriore di una Cultura dissociata che non integra moralmente, né intellettualmente.

Il male di Urbino è proprio in questo succedere continuo di conformismi abitudinari e di piatte adesioni dove mai nessuno si ribella. Mentre invece avrebbe bisogno di aprire un dibattito sulla Cultura. Non di quelli Accademici in cui ci si inginocchia sull’altare dell’erudizione. Piuttosto una serie di approdi conclusivi e pragmatici sulle metodologie e programmi relativi ad una Comunità. Alle sue buone maniere cittadine. Alle specificità. Ai meriti. Ma per promuoverlo ci vorrebbe un Buon Assessore alla Cultura e non una decalcomania o un sostitutivo pieno di rovesci e di patetiche ambizioni.






Questo è un articolo pubblicato il 30-11-2021 alle 21:08 sul giornale del 30 novembre 2021 - 325 letture

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