Julius Evola e le polemiche sulla mostra, la replica di Vittorio Sgarbi

vittorio sgarbi 5' di lettura 10/07/2022 - Su “La Stampa” Mirella Serri mi accusa di celebrare l’Evola pittore e futurista e di dimenticare il suo lato fascista e razzista. Detto così avrebbe un senso, se non fosse che il pittore opera tra il 1915 e il 1921, quando il Fascismo non c’era ancora, e il razzista e fascista si rivela nel 1938, quando il pittore non c’era più.

Dovremmo quindi giudicare, seguendo il ragionamento di Mirella Serri, l’opera di Arthur Rimbaud non sulle sue pagine, concepite entro il 1874, ”Illuminations” o “Une saison en enfer” del 1873, ma sui suoi comportamenti dopo il tempo della poesia, quando commerciava in armi con l’avventuriero francese Pierre Labatut e, probabilmente, come riferisce il console italiano ad Aden, faceva anche il mercante di schiavi. In caso contrario non offriremmo una corretta lettura del “Bateau ivre”. Le hanno risposto, con sufficienza, Giampiero Mughini, rilevando la grandezza di Evola, al di della ideologia, e Giancarlo Politi che ha scritto, in modo lusinghiero: ”Bravo Vittorio per questa mostra su Evola. Evola è stato un bravissimo pittore e importante snodo della provinciale cultura italiana degli inizi del Novecento, di cui evidenziò la mediocrità. Una follia emarginarlo e offuscarlo. Una delle intelligenze più curiose dei primi del Novecento. Lo stesso è accaduto a Ezra Pound, il più grande poeta del secolo scorso, appeso in una gabbia come una scimmia nei pressi di Pisa, perché aderì al fascismo e per le sue idee un po’ visionarie”.

Così ho pensato di applicare a un’ area vasta il pensiero della Serri.

E dunque si dica che non si può leggere Ernst Junger, che nel 1930 aveva descritto gli ebrei come una minaccia per l’unità dell’Occidente . Poco conta che nel 1980 abbia ricevuto il premio Goethe, come Bertolt Brecht e Thomas Mann. E tantomeno Martin Heidegger che aderì con entusiasmo alla rivoluzione nazional socialista, con evidenti posizioni antisemite, come osserva Donatella De Cesare. E non parliamo di Celine, chissà perché pubblicato nella Pleiade. E naturalmente evitiamo di leggere Pound, sicuramente responsabile, con i parametri di Marina Serri, di aver ispirato la inqualificabile casa Pound, la cui esistenza è certamente una sua colpa. Evitiamo di leggere Gottfried Benn, chiamato nel 1933 a dirigere la sezione di poesia dell’Accademia di Prussia dalla quale erano stati espulsi poeti e pensatori ostili al regime nazista. Oltretutto nel 1937 Benn fu difeso da Heinrich Himmler. Bruciamo le fotografie di Leni Riefenstahl, amica di Hitler, il cui film, “Il trionfo della volontà “, fu giudicato dal dittatore “una incomparabile glorificazione della potenza e della bellezza del nostro movimento nazionalsocialista”. Dopo la caduta del nazismo, Leni fu sottoposta alla cura Serri: nel 1948 il quotidiano francese France Soir e quello tedesco Wochenende pubblicarono un presunto diario di Eva Braun, che conteneva dettagli imbarazzanti sul rapporto tra la Riefenstahl e Hitler. Era stato il suo vecchio amico e collega Luis Trenker a cedere il diario, assicurando che gli era stato affidato personalmente dalla defunta amante del Führer.

Lo schema è semplice: qualunque autore, scrittore, pittore, regista abbia avuto a che fare con il Nazismo, o con il Fascismo, è colpevole anche per quello che ha fatto prima. E, se per caso la sua opera piace a un sostenitore di Putin, è colpevole di aver ispirato “i folli convincimenti imperiali dello zar Putin”. Lo dice esplicitamente la Serri: “se è giusto non collegare meccanicamente l’opera artistica all’azione politica, ignorare le conseguenze politiche di un filosofo è quanto di più politico vi sia”. Per cui io sono colpevole di aver esposto al Mart di Rovereto i dipinti di Julius Evola, concepiti tra il 1915 e il 1921. All’epoca non c’era l’ombra né del Fascismo né del nazismo, e però nel ‘37 l’introduzione di Evola alla traduzione italiana dei protocolli dei Savi anziani di Sion ha contribuito (lo pensava anche Umberto Eco) a far gassare 6 milioni di Ebrei, perché venne usata da nazisti e fascisti per denunciare una fantomatica congiura ebraica per impadronirsi del mondo. Ho molti dubbi che un testo di Evola abbia avuto una così potente influenza. Adesso che lo so, mi chiedo come ho potuto far vedere il lavoro di un pittore che dopo 20 anni si è manifestato come antisemita o fascista. Ma dobbiamo ricordarcelo ogni volta che parliamo di Filippo Tommaso Marinetti, di Fortunato Depero, di Mario Sironi, di Margherita Sarfatti, di Giacomo Balla, e molti altri dimenticati. Attenti: la Serri vigila.

Quanto ai conati locali, nessuna provocazione: a Sutri una via è stata dedicata a Julius Evola, come a Sciascia, Bufalino, Vittorio Strada, Testori, Croce, Pavese, Petrarca, Ariosto, Vito Volterra, Pasolini, Zeri, Cossiga, Tortora, Fallaci, Pannella, Borsellino. Ed è stata data anche la cittadinanza a Mimmo Lucano, Armando Spataro, Paolo Portoghesi, Andrea Bocelli, Massimo Moratti.

Inoltre, senza alcuna polemica, è stata fatta la mostra su Evola al museo di Palazzo Doebbing.

Inutile chiedere precisione ai confusi.

Nel frattempo io sono stato nominato Accademico di San Luca, Professore ordinario di Storia dell’arte moderna per chiara fama, Assessore alla Bellezza e ai monumenti del comune di Viterbo.






Questo è un articolo pubblicato il 10-07-2022 alle 19:45 sul giornale del 10 luglio 2022 - 216 letture

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