In morte di Paolo Volponi, 23 agosto 1994

paolo volponi 4' di lettura 21/08/2022 - Sai Paolo, è triste commemorarti difronte a nessuno. Più triste ancora commemorarti in un solo giorno di calendario sgradevole di solitudine. Ma ormai si è sparsa la voce che nessuno debba renderti a te stesso ed offrirti un cencio di memoria.

Anche questo succede in una città ingrata, dove si celebra chicchessia, dai fabbricanti di morte ai cantastorie, ai gioiosi piccoli scrivani, ai mezzi poeti ed agli imbecilli interi, che tu sia ridotto ad un comparativo di minoranza. Svuotato e senza un soldo, una memoria cessata, un vaccino scaduto contro la pandemia culturale che affligge questa città.

Vedi Paolo, gli amori non sono mai definitivi. Spesso assumono un tono di addio. Allora le comprensioni, le benevolenze, le affettuosità, i sorrisi, i fermagli d’oro, il sesso delle donne, non vanno più d’accordo con la vita. Si separano da essa. Rimangono solo vaghe tracce di inutili e remote esperienze che si spengono come sempre succede dopo una sbornia. Come se non fosse accaduto nulla. Restano i postumi e si ricomincia daccapo chiudendo le memorie.

Evidentemente non sei stato abbastanza per Urbino. Ma tu non hai mai preteso un amore definitivo, coniugale! Il tuo era un amore gratis. Fatto di letteratura. Di pagine poetiche che avrebbero dovuto superare gli addii. Perché la letteratura è eterna. Sopravvive al corpo. Al tuo corpo. Poichè sei stato la forma di questa città. La sua anima. La sua crudeltà amorosa e necessaria. Il monito alla catastrofe odierna annunciata. Nessuno più di te ha lasciato un testamento di orme letterarie per fare più ricca Urbino. Nessuno più di te ha donato foglie d’oro al Museo Ducale per farlo più ricco.

Eppure, oggi che sono ventotto anni che ci hai lasciato sei diventato un’ombra declinata. Un simbolo eludibile. Abbandonato da tutti. Finanche da quelli che allora ti arrotondavano l’acqua e rimuovevano il fango dalle tue scarpe. Dai postulanti che ti adulavano sempre con una lettera in tasca da consegnarti. Da quelli che gioivano nell’offrirti una birra con la stessa calma dei giorni in cui non ti consegnavano nulla. Da quelli che leggevano i tuoi versi a fior di labbra senza coglierne nulla, fintamente grati tuttavia per aver scaldato i loro cuori freddi per natura. Abbandonato dai mancini e destri sempre col cappello in mano che si tenevano un po’ all’indietro. Da quelli dalle dita sporche di nicotina che ti invitavano sulle seggiole dei caffè. Dai superflui che ti guardavano a distanza. Dalle donne degli altri che ti additavano ai figli. Da quelli che ti camminavano accanto col petto gonfio. Dai garzoni, dai dottori con gli occhiali, dai professori con i baffi biondi, gli infermieri, i bottegai, i curiosi, tutti spalla contro spalla ad annoiare i tuoi pensieri.

C’è qualcosa di trattenuto in questa città. Che sa di avarizia non domata. Di una accidia viscosa e lenta che sporca le cose e pigramente corrompe i sensi. Sempre distante dai meriti. Urbino Paolo, non ti restituisce niente. Chiacchiera d’altro. Bisbiglia di miserabili pretesti , di false apprensioni, di infantili speranze. Mentre sta morendo. O è già morta. Disabitata da abitanti e dalla cultura. Lasciata questa all’arroganza di un Sindaco senza aggettivi immaginabili per descriverne la pochezza. Un Sindaco che è un appuntamento mancato. Grottesco e vano. Pivot senza palla. Bordo sfilacciato di una tovaglia ormai lisa. Che paralizza la Città e ti consegna alla solitudine.

Avresti dovuto vivere altrove Paolo. Fuori di noi. In un altro corpo cittadino. Qualcuno forse oggi avrebbe fatto il tuo nome. Tonino Guerra diceva che avremmo dovuto tenerti da conto, come il più grande scrittore del novecento italiano. Così non è stato. Perché in Urbino non ci si innamora più. Ci si consola con l’aria lenta, con l’odore di nafta, con le insegne, gli eventi di borgata, col leggere con fatica.

Pensa che l’illustre nuova biblioteca S. Girolamo, vanto ed audace museo del libro, ospita i cittadini in visita guidata su prenotazione ogni martedì alle 15,30. Capisci ora, quanto Urbino sia diventata una continua privazione?! Dove ogni cosa purché sterile e bianca diventi irresistibile!?

Passeranno altri anni Paolo, invecchieremo ancora e forse qualcuno dubiterà persino della tua esistenza.






Questo è un articolo pubblicato il 21-08-2022 alle 20:42 sul giornale del 21 agosto 2022 - 301 letture

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