Le mura, il pericolo e un sindaco che non ascolta

4' di lettura 02/10/2022 - Non ho mai preteso di essere ascoltato. Non ho mai preteso condivisioni. Ho sempre scritto con l’idea di esprimere ciò che penso. In maniera del tutto politicamente scorretta ma con onestà intellettuale non avendo cose indispensabili da difendere.

Non ho mai scritto per vanità o per rivincita. Piuttosto per affetto. Un affetto ostile e fanatico contro coloro che da otto anni perseguitano Urbino con un grigiore senza lucentezza, tanto da renderla simile ad una ferramenta, piena di fatture a debito. Ovvero, una Città al suo massimo splendore terrificante grazie al Rinascimento promesso e trascorso del siccitoso Sgarbi oltre al tragico indefinito presente di quella giacchetta a due bottoni che è il Sindaco.

La fotografia di Urbino è quella di una Città che si estenua senza esaurirsi in una confusa anarchia, contraria a qualsiasi forma di governo. Dove gli otto anni di questa Giunta sono stati un tempo inutile, precipitato. Ordinario e feriale, senza intimità, immutabile ad un peggio sempre ombrato di sporco. Otto anni di idee orizzontali continuamente prese in prestito, di attenzioni che non sono mai riuscite a creare una impazienza di farla finita con quel trambusto mischiato a puttanate senza senso.

Il Sindaco troppo pieno di sé, non ha posto per gli altri. Resta impassibile ad ogni sollecitazione. La sua infantile superbia gli impedisce di muovere un sopracciglio di ascolto ad ogni suggerimento che gli venga dato. Gestisce il Comune come una cosa di proprietà . Ne ha inghiottito la Giunta, gli Assessori, con l’atteggiamento tipico di chi vive un profondo senso di inadeguatezza e cerca di compensare il difetto mettendosi sempre al centro superbamente. Allora è a Lui che mi rivolgo. Ma oggi non per postulare un ascolto. Bensì per esigerlo.

La foto che riproduco, narra la condizione drammatica del torrione di S. Chiara. Sono anni che ne scrivo. Inascoltato. Oggi il torrione sta per cedere. La fessura procede paurosamente. Il muro è spaccato, lo sguardo passa oltre i mattoni, mentre il Sindaco va in America. Il torrione cederà appena comincerà a piovere. Cederà sulla Provinciale. Cederà addosso ad un pullmino di alunni e farà disgrazie.

Qualcuno allora parlerà di fatalità, mentre il Sindaco è intento ad asfaltare le forre delle Cesane ed a costruire un Centro Fiere a Canavaccio. Qualcuno narrerà di un disastro imprevedibile. Che era sotto osservazione. Si ricostruiranno pratiche e preventivi . Poi sui social qualcuno chiederà scusa. Già a suo tempo quel torrione cadde. Ma di lato, sulla scarpata. Facendo danno solo a se stesso. Oggi il pericolo incombe sulla provinciale. Un pericolo imminente, giacchè la fessura aumenta ogni giorno mentre il Sindaco organizza sciapi Street-Food.

Non nascondo di aver trovato sempre impropria la figura di questo Sindaco. Totalmente incapace di organizzare al meglio una Città, i suoi servizi, il suo ordine sociale, la sua cultura ed oggi la sicurezza dei cittadini. Ha mostrato più attenzione a premiare fabbricanti d’armi, giornalisti e generali. Ovvero a ribadiire muretti e cordoli da buon manovale con le mani grosse. Ma oggi delude anche in questa funzione. Le mura cedono ed il manovale non se ne accorge. Le mura cittadine cedono a 5 cm dalla prominenza del suo naso ed il manovale non mostra nessuna apprensione, nessun coinvolgimento che lo trascini ad intervenire con urgenza.

La verità è che Urbino per il Sindaco è come una cassa vuota. Appena dischiusa e sverniciata. La sua naturale vocazione, il suo ordine illusorio di principio e fine di se stesso Sindaco, lo portano verso le frazioni dove si ritrova fuori da ogni incombenza se non di qualche asfalto, in un intreccio di affari e di consenso. Urbino può aspettare. Il suo abito cittadino sviluppa fantasie troppo grandi per Lui. Per questo l’ha vestita di una uniforme attillata, dove non c’è spazio per abitanti, per la Polizia Locale, per la cura, per ogni forma che avrebbe continuato antiche e nobili esperienze. Ha preferito smagrirla provinciale e umida, dentro un trambusto di automobili senza senso. Ed oggi le mura vacillano. Come vacilla da otto anni la terribile gru di Porta S. Lucia. Mentre le altre mura storiche che da Valbona salgono alla Fortezza sono murate da un rifiuto di rovi intrecciati.

Ora però bisogna che il Sindaco superi il suo ozio. Che muova il culo. Il pericolo è grave. Bisogna che superi la nerezza austera dei suoi bitumi e con cazzuola e malta, anche per alleviare la sua umiliazione , si prodighi a sanare quel pericolo. Dopo se vuole, riprenderà a mantenersi vivo con sorrisi, discorsi banali, conversazioni convenzionali, chiacchiere diluite e di nuovo potrà varcare oceani assieme ad i suoi tre o quattro sodali, verso quella borgata della costa chiamata Washington, per annunciare a qualcuno che ha vinto un premio. A dispetto del Comitato per il Nobel che da Stoccolma avvisa con una telefonata. Dario Fo era in auto quando fu avvisato.

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Questo è un articolo pubblicato il 02-10-2022 alle 09:37 sul giornale del 02 ottobre 2022 - 530 letture

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