Diocesi, lettera aperta a Sua Santità Papa Francesco

5' di lettura 15/01/2023 - Santo Padre, le autorità ecclesiastiche delle Marche attribuiscono l’accorpamento della Archidiocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado alla Sua volontà, come se in questo esito null’altro ci sia che il Decreto da Lei firmato.

Noi sappiamo però che l’iniziativa, dopo la rinuncia di Mons. Giovanni Tani, è partita dall’Episcopato marchigiano con metodo che potremmo definire “carbonaro” perché i vescovi delle Marche non hanno avvertito la necessità di consultare le comunità interessate.

Anche quando si sono costituiti comitati oppositivi, la pratica ha seguito il suo corso senza alcun ascolto. Eppure quei vescovi sono gli stessi che celebrano in questo periodo il cosiddetto percorso sinodale invitando i fedeli a camminare insieme come Chiesa. Ora chi cammina insieme non va bendato e senza alcuna consapevolezza sia per gli aspetti spirituali che temporali. In questa vicenda si manifesta un’incredibile ipocrisia perché mentre si predica il cammino sinodale si assumono decisioni autoritarie e non condivise.

Nel merito la Archidiocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado ha una storia più che millenaria e un suo consistente radicamento territoriale: dalle terre dei Malatesta di Rimini fino all’Appennino centrale in direzione di Città di Castello e Gubbio; verso il mare confina invece col territorio di Pesaro e Fano che tuttavia fino alla sussistenza dello Stato Pontificio facevano riferimento a Urbino il cui Arcivescovo fino al 2000, non a caso, rivestiva il ruolo di metropolita. Nell’aspro e montano entroterra si è formata una secolare cultura civica e religiosa che ha sollecitato le popolazioni ad organizzarsi in una ramificazione estesa di parrocchie, centri di culto e pievanie.

L’economia è restata sostanzialmente agricola e artigianale ma ha consentito la realizzazione di una grande solidarietà comunitaria. Nonostante la povertà materiale dei territori le comunità hanno potuto costituire forme efficienti di socialità e di intervento per favorire ogni forma possibile di collaborazione tra gruppi e persone facendo capo prevalentemente ai singoli centri parrocchiali dove di frequente erano situati anche i principali servizi sociali come la scuola, la viabilità, le manifestazioni e le feste territoriali, gli incontri tra tutte le realtà separate e disperse nelle vaste campagne. Persino la Resistenza si è avvalsa di questa ramificazione solidale con chi combatteva lontano e sulle montagne.

Nel dopoguerra questa struttura si è ampiamente modificata per il richiamo dell’industria costiera e il conseguente abbandono dei terreni agricoli ha provocato un periodo di degrado e di smarrimento seguito, però, da una presa di coscienza delle popolazioni che hanno tentato e tentano faticosamente di ricostruire comunità meno diffuse e concentrate nei piccoli centri che tuttora sopravvivono, sebbene minacciati da quelle carenze di servizi che la politica provinciale e regionale non ha saputo fornire in modo adeguato. Si tratta di un territorio, quello ex ducale, di 2.500 Kmq. e una popolazione complessiva di circa 200 mila abitanti.

In questo contesto la presenza di un Vescovo costituisce l’elemento decisivo per un coordinamento spirituale e sociale oltre che per una identificazione complessiva della popolazione. Assegnare questo compito al Vescovo di Pesaro significa ignorare non solo l’estensione territoriale ma persino l’articolazione dei luoghi e delle condizioni di vita degli abitanti dell’entroterra. Le condizioni delle città della costa o di quelle parti territoriali che gravitano su Pesaro e Fano sono completamente differenti ed esprimono esigenze specifiche rispetto a quelle dell’entroterra. La figura del Vescovo, sempre che si tratti di persona adeguatamente orientata, non ha esclusivo valore spirituale e pastorale, benché si tratti del compito principale, ma assume in sé anche responsabilità di natura sociale per tutta la collettività.

La Diocesi di Urbino nel corso dei secoli ha infatti realizzato una quantità enorme di beni immobili: ne fanno fede le numerosissime chiese parrocchiali diffuse nelle campagne e persino nei terreni montuosi e le 57 tra chiese, conventi, monasteri ed oratori di cui solo dieci demoliti nel tempo. Notevoli anche gli edifici dedicati alla cultura: dal Museo diocesano “Albani” alle Confraternite, dalle chiese più memorabili agli oratori della Santa Croce e della Grotta nei sotterranei del Duomo, senza dimenticare il Mausoleo dei duchi progettato da Francesco di Giorgio Martini per accogliere la testimonianza della continuità della dinastia dei Montefeltro che guarda in simbolico abbraccio il Monastero di Santa Chiara. È anche per questo che nel 1998 l’Unesco ha dichiarato il centro storico della città patrimonio universale dell’umanità. A Urbino notevole è anche l’Istituto di Scienze religiose che fa parte degli istituti universitari della laica Università degli Studi “Carlo Bo”, la prima e unica nel panorama italiano.

Santità, memori che nella storia della Chiesa ci sono state occasioni in cui la voce del popolo ha avuto un peso determinante nella scelta dei pastori - come per l’acclamazione di Ambrogio a Milano e, stando agli Atti degli Apostoli, per la Chiesa primitiva -, così oggi non sarebbe da disconoscere il valore della volontà e della richiesta della popolazione in questo territorio solo apparentemente marginale ma custode di una storia tra le più importanti d’Europa. Il fatto di un eventuale ripensamento della decisione già presa nella solitudine delle burocrazie ecclesiastiche dimostrerebbe solo la sensibilità e il realismo di chi, pur senza volere interferire sulla scelta dell’investitura episcopale, considera le conseguenze di un atto effettivamente impositivo.

Confidiamo nella sua dichiarata volontà di andare incontro a tutte le emarginazioni e pertanto crediamo che possa prendere in considerazione anche questo appello, rappresentativo dei sentimenti dell’intera comunità, sottoscritto da un cattolico e da un laico del territorio urbinate.

P.S. Abbiamo preferito la “lettera aperta” piuttosto che un documento riservato per due ragioni: 1. Una lettera esclusivamente a Lei diretta avrebbe potuto non raggiungere le sue mani; 2. Per la trasparenza che anche a Lei sta decisamente a cuore.

Francesco Colocci
Ermanno Torrico


   

di Ermanno Torrico





Questo è un articolo pubblicato il 15-01-2023 alle 17:27 sul giornale del 15 gennaio 2023 - 1362 letture

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