Da noi tutti bene

4' di lettura 28/01/2023 - Spero che lo stesso accada a voi. A te soprattutto, che vivi l’ansia di chi si trova altrove con la insopprimibile voglia di tornare ad Urbino. Tornare a casa. Per sentirsi al sicuro. Per ricominciare a vivere. E vivere davvero . Ma dovrai pazientare ancora un po'. Reprimere la nostalgia perché il premio infine sarà grande.

Il Sindaco infatti, stimato giocatore di tressette in solitario, sta ultimando gli investimenti sulla qualità della vita, sulla sostenibilità ambientale e rigenerazione urbana iniziati nove anni fa. Temi emozionanti, da far gelare i polsi. Con al centro, fissa come un gradino triangolare, l’inviolabilità del concetto che la felicità non rende felici. E per contro, la forte attrazione per tutto ciò che è sbagliato e disgustoso.

Un nuovo modo di interpretare la città. Supportata inoltre da una forma di strutture nitide e solide, piantate nella terra viva, potenti e ricche di energia. Tuttavia ancora sconosciute ai più. Perché serrate in un enorme armadio di concretezze, dice Lui. Un enorme armadio senza porte, dove il buio più oscuro che le custodisce, rivela la crudezza aspra dei sogni.

Sono nove anni che sta studiando l’armadio. Nove anni di legni, di incastri, di maturazione di campi di grano, di cose sparse nell’aria, di tante domande, rimbombi, nel tentativo di dare aria a quella oscurità. Ma credimi, quando tutto sarà finito, troverai una Urbino irriconoscibile ed eccitante, così ci promette.

Tu per intanto, quando sarà il momento e per allora, dovrai solo resettare la memoria, cancellare i ricordi. Dimenticare quel dire di parole che sbattevano l’una contro l’altra, “stasti sitta! vien machè! c’sa facem!” che era la nostra lingua primaria, sostituita oggi da indelicate cadenze che obbligano le nostre orecchie a restare inutilmente tese. Dovrai dimenticare molto. Sostituire le immagini di quella calma che poteva durare fin dentro le notti, le lunghe visioni discorsive sotto i loggiati, il prodigio della luce di pomeriggi assolati, con una dimensione cubista ed astratta, dove tutto è capovolto ed involontario, ovvero ribaltato rispetto al normale.

Ma non devi allarmarti. È il prezzo di una trasformazione epocale. Modellata verso la modernità, così racconta. Se dovessi capitare in auto non pensare che sia una cosa da matti. Potrai scorrere in lungo ed in largo a piacere. Parcheggiare a tua discrezione. Ignorare i divieti. Perché il ludopatico del tressette ha pensato bene di sopprimere il corpo di Polizia Urbana. Una illogica incoerenza tutta sua, incredibile quanto assurda, volta a garantire la prevedibilità di una vita difficile. Ma per quanto Urbino possa apparirti un luogo senza alcun freno morale o giuridico, sappi che la ragione sottostante è di renderlo gioiosamente scapestrato ed affrancato da tutti i legacci che affliggono il nostro quotidiano. Una figata.Che realizza il desiderio sottaciuto in ognuno di noi del sentirsi liberi, così garantisce. Nelle difficoltà, non cercare l’ufficio turistico, non lo troveresti mai. Appartato e remoto volutamente, arde di quella segretezza e discrezione che sono il punto nevralgico del Sindaco.

Infine, non aspettarti incontri. La città deserta di abitanti è diventata il teatro naturale dove si sta sperimentando la realizzazione del “Metaverso”, ossia di quell’universo digitale e virtuale così futuribile che non necessita di presenze fisiche.

Ci osserveremo da lontano, daremo origine a nuove identità ed abbatteremo anche ciò che esiste nel reale, fossero pure gli anacronistici Torricini. Ecco la meraviglia. La città non serve più. Il concetto primigenio di città, di Urbino addensata di presenze, piena d’echi, di odori umani, stride già col presente e nega il futuro. Questa è la straordinaria intuizione del Sindaco. Un mondo solo uditivo. Una grande acrobazia di suoni per misurare un grande silenzio.

Non tornare, ti prego. Te lo scrivo con sconforto. Cerca di conservare nella memoria con una tenue partecipazione affettiva quel desiderio di meraviglia. Che è il vero ritorno. E che ci assolve entrambi da colpe. Tu lontano ed io distante da tutto. Contentati di questo. Poi magari un giorno, chi sa, nel fluire delle cose, del tempo, esonerati certi personaggi, sgomberato l’armadio, in un giorno fatto all’improvviso, che ci si possa trovare seduti in piazza in vista della vita, le gambe accavallate, magari abbandonati ad un silenzio pieno di aspettative...


   

di Bruno Malerba





Questo è un articolo pubblicato il 28-01-2023 alle 07:33 sul giornale del 28 gennaio 2023 - 386 letture

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