Giornate FAI di Primavera 2023, le aperture in provincia di Pesaro e Urbino

21' di lettura 25/03/2023 - Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 si rinnova l’appuntamento con le “Giornate FAI di Primavera”, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese.

Anche in questa 31ª edizione, la manifestazione di punta del FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano ETS offrirà l’opportunità di scoprire e riscoprire, insieme ai volontari della Fondazione, tesori di storia, arte e natura in tutta Italia con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it).

Le Giornate FAI di Primavera sono ormai il simbolo di una vocazione collettiva che anima l’Italia: quella per la cura e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale. Questa manifestazione, ormai nota e consolidata, capace di coinvolgere ogni anno centinaia di migliaia di cittadini alla scoperta dei loro territori, si deve all’impegno e alla creatività di migliaia di volontari del FAI, affiancati da altrettanti studenti delle scuole italiane - gli Apprendisti Ciceroni - formati per l’occasione, ma si fonda anche sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, che in numero sempre maggiore, di anno in anno, vi collaborano, mettendo a disposizione luoghi, risorse e competenze, perché riconoscono in essa un’occasione unica e imperdibile di promozione e di rilancio, e una buona azione per “il Paese più bello del mondo”, che va a beneficio di tutti. Grazie alle Giornate del FAI luoghi sconosciuti e abbandonati sono tornati all’attenzione del pubblico, e ciò ha cambiato talvolta il loro destino, e luoghi chiusi al pubblico, tradizionalmente non considerati beni culturali, hanno scoperto invece di avere un valore culturale da promuovere e soprattutto condividere. Questa partecipazione larga e trasversale, guidata da un sentimento civile di orgoglio, appartenenza e responsabilità, fa il successo delle Giornate FAI di Primavera.

Altrettanto largo e trasversale è il ventaglio di luoghi e storie da scoprire o approfondire, nascosti e inediti, curiosi e sorprendenti, originali e affascinanti, magari proprio dietro casa: ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, edifici di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani, e poi parchi, aree naturalistiche, giardini e borghi. «In questi 31 anni di esistenza - ha affermato il Presidente del FAI, Marco Magnifico - le Giornate FAI hanno scritto una sorta di Enciclopedia spontanea che a tutti gli effetti si è aggiunta a quella ufficiale per narrare lo smisurato Patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano».

Le aperture delle Giornate FAI di Primavera 2023 nella provincia di Pesaro Urbino

PESARO

Cantiere Rossini: Il Cantiere Rossini, che sorge sul sito del vecchio Cantiere Navale di Pesaro, è uno dei simboli della cantieristica locale che produceva navi gasiere e mercantili, ma che dalla dismissione della sua attività nel 2008 giaceva in totale abbandono. Nel 2015 un gruppo privato ha acquistato l’area, iniziando i lavori nel 2017 per trasformare il sito in un cantiere per la manutenzione e il refitting di grandi imbarcazioni e yacht. L’intervento, costato circa 25 milioni di euro, è stato gestito con una particolare attenzione alla sostenibilità: tutto il materiale inerte proveniente dalle demolizioni è stato riciclato grazie a una campagna di frantumazione e riutilizzato per il sottofondo delle pavimentazioni, mentre l’impianto di riscaldamento è la prima applicazione in Italia di una pompa di calore che utilizza l’acqua di mare come risorsa geotermica. L’intervento si è concluso a settembre del 2021 con l’inaugurazione dei nuovi capannoni gemelli per la verniciatura degli yacht realizzati in legno lamellare e rivestiti in alluminio, che richiamano scenograficamente due grandi scafi rovesciati. In occasione delle Giornate FAI di Primavera si potrà visitare il cantiere soffermandosi nei suoi punti nevralgici e scoprire come un progetto industriale abbia portato alla riqualificazione dell'intera area portuale di Pesaro, offrendo un ambiente di lavoro efficiente, completamente innovativo ed ecologicamente all'avanguardia.

Palazzo Ciacchi: Situato nel centro storico di Pesaro, dal 1727 al 1948 il palazzo, edificato su antiche strutture preesistenti adibite a mulini, appartenne alla nobile famiglia pesarese Ciacchi. Esso costituisce un unicum per via delle costruzioni, un tempo annesse alla proprietà, che formano la piazzetta, meglio conosciuta come “Esedra Ciacchi”. Il palazzo, a tre piani con mezzanino sottotetto, mostra chiaramente le caratteristiche di una signorile dimora sei-settecentesca, negli interni e nell'ampio cortile. Sulla facciata a intonaco si notano le eleganti cornici giallo-sabbia delle finestre architravate, mentre l'ingresso è formato da un sobrio portale ad arco. Interamente ristrutturato negli anni Ottanta del Novecento, Palazzo Ciacchi è sede di Confindustria Pesaro Urbino e, grazie a una convenzione sottoscritta nel 2006 tra il Comune di Pesaro e Confindustria Pesaro Urbino, ospita dipinti e ceramiche provenienti dai Musei Civici. In occasione delle Giornate di Primavera 2023 si potranno visitare il palazzo e la piazzetta antistante, scoprirne la storia, ammirare l'intervento di ristrutturazione e l'arredo caratterizzato da interessanti pezzi di design. Si potranno conoscere, inoltre, le attività di Confindustria e scoprire il nuovo percorso espositivo con le collezioni provenienti dai Musei Civici.

URBINO

Giancarlo De Carlo a Urbino La città nuova e la Scuola del Libro: La città di Urbino, adagiata tra la valle del Metauro e la valle del Foglia, sulle colline marchigiane che si affacciano verso il Mar Adriatico, rappresenta uno dei centri più importanti del Rinascimento. Il suo centro storico è patrimonio dell'Unesco dal 1998. Antica sede universitaria, deve a Carlo Bo, rettore dal 1947, il programma di modernizzazione che prende avvio con la ristrutturazione di Palazzo Bonaventura, occasione in cui Bo invita a Urbino l'architetto Giancarlo De Carlo. Con il piano regolatore approvato dall'amministrazione comunale nel 1964, oltre al progetto di recupero della città storica, De Carlo ha previsto e regolamentato la nuova area di espansione della città. L'idea di concentrare lo sviluppo in un'area pianeggiante a nord del centro ha avuto lo scopo di salvaguardare il rapporto tra città storica e territorio circostante, nonché di arginare il disordinato sviluppo edilizio che aveva preso avvio nel Dopoguerra. Il nuovo nucleo doveva accogliere residenze e servizi, ma continuare ad avere come riferimento il centro storico. Durante le Giornate di Primavera 2023 sarà proposto un percorso di conoscenza dell'attività e dell'opera di Giancarlo De Carlo ad Urbino. Con specifico riferimento alla città nuova, la visita avrà inizio presso la sede della Scuola del Libro, che sarà raccontata dai suoi stessi studenti Apprendisti Ciceroni. Dall’istituto avrà inizio il percorso organizzato dalla Fondazione Ca' Romanino alla scoperta degli interventi residenziali realizzati da De Carlo. Si percorreranno gli ampi spazi comuni del quartiere “Pineta”, fino all'estremità di una delle tre lame, e il quartiere di “Piansevero” fino ad arrivare alle case realizzate da De Carlo nell'ampio complesso dell'omonimo piano particolareggiato. La visita proseguirà poi ai “quattro samurai” addentrandosi nel piccolo ma prezioso spazio pubblico che racchiudono, per concludersi alle case dei dipendenti dell'Università.

Operazione Mercatale: Si potranno visitare, inoltre, i luoghi storici coinvolti nell'Operazione Mercatale, recuperati e valorizzati grazie al significativo intervento dell'architetto De Carlo. La zona del Mercatale è situata alle propaggini del centro storico, subito al di fuori della porta di Valbona. Le mura da un lato salgono fino alla fortezza Albornoz, attraversando le vigne e l'orto dei Carmelitani Scalzi, dall'altro si amalgamano al torrione della rampa elicoidale su cui appoggia il teatro Sanzio e proseguono nel lungo volume dell'Orto dell'Abbondanza. Quest’area fu realizzata da Francesco di Giorgio Martini (XV secolo). Il Mercatale, come testimonia il toponimo, accoglieva il mercato del bestiame e si trova al termine della strada che viene da Roma. Il progetto di De Carlo, commissionato dall'amministrazione comunale, si è proposto come recupero di tutto lo spazio urbanistico restituendogli la sua funzione originaria di accesso alla città. L'intera operazione, tuttora in corso di realizzazione, comprende numerosi interventi, come il ripristino dei camminamenti sulle mura, che un tempo collegavano il piazzale con l'area della fortezza Albornoz; il parcheggio sotterraneo per le autovetture, realizzato sotto il piano della piazza; la riapertura della rampa elicoidale di Francesco di Giorgio Martini, oggi di pubblica fruizione; il restauro del teatro ottocentesco; il recupero delle vecchie stalle ducali, ancora in corso.

Pieve di Santo Stefano di Gaifa e Torre Brombolone a Canavaccio: Tra le Cesane e il monte Pietralata, nella media valle del Metauro, si succedono tra ambienti boschivi e agricoli, insediamenti abitativi denominati dagli antichi edifici più importanti come Gaifa, Pagino e Primicilio, del quale si scorge ancora la torre Brombolona, dominante la frazione di Canavaccio. La pieve di S. Stefano di Gaifa, la torre, l'abbazia, sono immerse in un paesaggio rurale con mulini, case, torri, colombaie, guadi e passerelle, punti di unione tra le due sponde del fiume. Il borgo di S.Stefano di Gaifa è parte del comune di Urbino, frazione di Canavaccio. La pieve è attestata dal XIII secolo ma la sua origine si lega al monastero benedettino di Sant'Angelo, in seguito di S. Michele Arcangelo, risalente all'VIII-X secolo; distrutto per ben due volte, ricostruito nel 1277 sull'altra riva del fiume Metauro, divenne in seguito abbazia dei monaci, poi Olivetani, di Pagino, sino alla sua chiusura nel 1788. L'inesorabile trascorrere del tempo ha sottratto agli sguardi l'abbazia delle origini e i castelli, ma non la pieve di Gaifa, ricostruita nel Seicento e consacrata nel 1727, mentre la torre di Primicilio, la Brombolona, offre ancora la sua inconfondibile sagoma. L'iscrizione sul portale della pieve, con l'effigie del santo titolare, Stefano I, papa e martire, la dichiara matrice dei castelli di Primicilio e Gaifa, matrice in quanto sede del fonte battesimale per le chiese del territorio dalle quali percepiva annualmente grano e lino. Tra queste chiese vi erano S. Bartolomeo di Gaifa, S. Cristoforo dei Valli, S. Andrea in Primicilio, da cui provengono manufatti e interessanti dipinti oggi nella chiesa di S. Maria Assunta di Canavaccio. Perdura ancora l'enigma della quattrocentesca campana, la "Brombolona", contesa tra i castelli di Primicilio e Gaifa, della quale è riportata in varie fonti l'arcana iscrizione, mentre è ignoto l'odierno destino: dove si trova? Una certezza è il suo nome, derivato dai grandi "bromboli" di ghiaccio che in essa si formavano durante i rigidi inverni e che si estende anche alla torre che la ospitò fino alla sua sparizione. La parola Gaifa, che nomina l'abbazia, la pieve e il castello, deriva da Waifa, termine longobardo che significa "terreno che non appartiene ad alcuno". La pieve e l'abbazia si vuole siano sorte nei terreni di Campo Donico, Campo Adonico, dove pare vi fosse un tempio dedicato al dio Adone. Durante le Giornate FAI di Primavera sono previste visite guidate alla Pieve di Gaifa a cura della storica Anna Fucili che racconterà anche come il FAI ha ispirato e reso possibile la valorizzazione del territorio. Sabato e domenica, ore 10 e ore 15, è prevista una passeggiata esperienziale (durata 3 ore) con partenza dalla Pieve di S. Stefano di Gaifa (ascolto e consapevolezza in relazione all'ambiente circostante) e la visita alla chiesina dei Castagni, solitamente chiusa. Presso la Pieve sarà inoltre possibile gustare piatti della tradizione, per riscoprire il legame tra l'alimentazione, il nostro essere interiore e la terra che ci ospita.

FANO

Palazzo Castracane: Il Palazzo Castracane si estende dalla via omonima a via Garibaldi, sorge in un comparto del centro storico di Fano dove si concentrano le dimore delle famiglie nobili della città, nelle vicinanze si trovano alcuni interessanti edifici, come l'attuale Palazzo del Municipio, ex Chiesa e Convento di San Francesco, la Chiesa di San Pietro in Valle , straordinario esempio barocco, e la Biblioteca comunale Federiciana. La nobile famiglia Castracane discende da Castruccio Castracane degli Antelminelli, famoso condottiero, signore di Lucca e vicario imperiale. La dinastia dei Castracane non si è estinta con Castruccio, alla stessa linea laterale apparteneva un Francesco i cui discendenti sono i Castracane degli Antelminelli, che presero dimora a Fano nel 1400. Il palazzo fu edificato presumibilmente tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XV, ma poche tracce di quella costruzione restano nella parte esterna, poiché l'edificio subì un rifacimento in epoca rinascimentale ed altre modifiche in tempi recenti. Al centro della facciata principale domina l'imponente portale ad arco, decorato a grandi bugne in pietra arenaria, sovrastato dallo stemma della famiglia con il caratteristico cane rampante. Degno di nota al piano superiore è il cosiddetto Salone del Sole con un soffitto a cassettoni da cui pende una lumiera dorata a forma di sole raggiante. Lungo le pareti si svolge un fregio ad affresco, riproducente le imprese di Castruccio Castracane. L'apertura di questa dimora gentilizia permetterà al pubblico di visitare alcuni interni dell'antico edificio come l'incantevole atrio quattrocentesco a colonne tuscaniche, il cortiletto interno, il suggestivo e pregevole Salone d'ingresso al piano superiore. Si potranno osservare i preziosi cimeli sfereografici, due globi, uno celeste l'altro terrestre, creati da Vincenzo Coronelli (1650-1718), maestro nell'arte cartografica e sfereografica. La straordinaria apertura di Palazzo Castracane, sarà un'autentica immersione nella storia cittadina e nazionale, grazie al ruolo che la famiglia Castracane ha assunto in alcune vicende della storia del nostro paese a partire dal capostipite.

PIOBBICO

Borgo di Piobbico: Il Borgo, detto popolarmente il Borghetto, insieme al Palazzo Brancaleoni costituisce il vero e proprio cuore antico di Piobbico: si ritiene infatti che esso sia il primo insediamento della cittadina denominato "Publicum", nome dal quale deriverebbe il toponimo di Piobbico. Ai piedi delle propaggini del Monte Nerone, presso la confluenza dei fiumi Biscubio e Candigliano, Piobbico si compone di una parte moderna distesa ai lati della strada e di un nucleo medioevale, all'incontro dei due corsi d'acqua. All'inizio del XII sec. fu una signoria dei Brancaleoni, potente famiglia che estese il proprio dominio a tutta la Massa Trabaria fino al XIV sec., quando perse i suoi domini a favore dei Montefeltro. Salendo, lasciata alle spalle la chiesa di S. Antonio e il ponte, si arriva alla chiesa di San Pietro, la cui origine risale almeno al XIV sec. La chiesa si trova ai piedi del Castello Brancaleoni, il cui aspetto dobbiamo soprattutto agli interventi cinquecenteschi. La chiesa di S.Pietro si presenta con un elegante portale cinquecentesco, unico elemento decorativo della sobria facciata. La pala dell'altar maggiore raffigurante "La consegna delle chiavi a San Pietro", attribuita al durantino Giorgio Picchi, proviene dalla vecchia chiesa di S.Stefano, così pure le due statue, ai lati del presbiterio, raffiguranti i Santi Crescentino e Rocco, attribuite alla scuola del grande plasticatore urbinate Federico Brandani. Il Castello Brancaleoni, che ha raggiunto l'assetto attuale nel corso dei secoli attraverso demolizioni, modifiche e ampliamenti rivela, oltre alle graziose e misurate forme rinascimentali, anche caratteristiche difensive tipiche di un'epoca precedente dove, in luogo di un palazzo di rappresentanza, sorgeva una vera e propria struttura difensiva. La facciata è caratterizzata da una torre del Cinquecento che poggia su un voltone ad arco acuto, elemento superstite di una torre di guardia del Duecento. Percorso con partenza dal Vicolo, in via Mercatale n° 4, passando davanti alla casa di Costanzo Felici, per poi procedere verso Piazza S. Antonio, attraversare il ponte e raggiungere il Borgo dove si potrà visitare la Chiesa di San Pietro e arrivare fino al Castello per ammirare le sue maestose sale. Accessibile ai disabili - al Castello si arriva con la macchina e c'è un ascensore Iniziative speciali Concerto per ottoni presso il cortile d'onore del Castello Brancaleoni Domenica ore 17:00.

VALLEFOGLIA

Borgo di Montefabbri: Situato sulla sommità di un colle che delimita le vallate del fiume Foglia e del torrente Apsa, nel territorio di Colbordolo di Vallefoglia, lungo l'antica direttrice che collega Pesaro a Urbino, annoverato dal 2006 tra i Borghi più belli d'Italia, Montefabbri rivela al visitatore il suo antico impianto architettonico: l'imponente porta urbica, la cinta muraria medievale, i suggestivi vicoli e la pieve di San Gaudenzio, ricca di opere in scagliola, che costituiscono un unicum nelle Marche. Il toponimo rivela il nome degli antichi signori del luogo: Montefabbri deriva da Mons Fabrorum, cioè Monte dei Fabbri. L'antico nucleo si sviluppò dal 1100, attorno alla pieve di San Gaudenzio e, alla fine del 1200, nacque il castello. Dopo alterne vicende, divenne feudo del ducato di Urbino e nel 1578 l'ultimo duca, Francesco Maria II della Rovere, nominò conte Francesco Paciotti, valente architetto civile e militare, già noto in Italia e in Europa per i suoi progetti di cittadelle e fortificazioni. La famiglia Paciotti detenne il potere sul castello, fino al 1774 e, dopo questa data, Montefabbri entrò a far parte del territorio della della Santa Sede. Sfollato dai nazi-fascisti nel 1944, il borgo restò illeso dai bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale, conservando la sua connotazione medievale. L'impianto urbanistico del castello ha conservato, pressoché intatte, le sue caratteristiche originarie, con l'imponente porta urbica, le piccole case in pietra, racchiuse all'interno della cinta muraria del XII secolo, la quale offre un bel panorama sulle vallate circostanti e nelle cui fondamenta si trovano alcune grotte. Il cuore dell'abitato è rappresentato dall'antica pieve, dedicata a San Gaudenzio, all'interno della quale sono conservate pregevoli opere di arte barocca. Di notevole interesse sono i numerosi paliotti, pannelli e lapidi realizzati in scagliola (decorazione in stucco), risalenti alla seconda metà del XVII secolo, che sono considerati i più antichi nelle Marche. I visitatori saranno accompagnati in una passeggiata con inizio dalla porta di accesso al borgo, da cui si raggiunge la piccola piazza antistante su cui si apre la facciata dell'ex palazzo comunale e avranno la possibilità di visitare l'interno della torre portaia, sulla quale campeggia lo stemma dei conti Paciotti. Si proseguirà poi lungo via delle mura, nella parte sud-est del borgo, raggiungendo ciò che resta del palazzo comitale. Si proseguirà per via Baldo, arteria principale del paese, che conduce all'antica pieve di San Gaudenzio. Il giro panoramico delle mura a nord-ovest, concluderà il percorso ad anello. Nel corso della giornata, con partenza alle ore 9,30 e alle ore 14,30 camminata (con prenotazione obbligatoria) fuori dalle mura castellane, lungo la "Strada della banda Grossi". Sarà possibile vedere la casa natìa del beato Sante Brancorsini, e raggiungere il mulino di Pontevecchio, all'interno del quale si trova il "museo della mezzadria". Iniziative speciali Escursione sulle tracce della Banda Grossi a cura di Alessandra Mindoli.

PERGOLA

Oratorio dell'Ascensione al Palazzolo: L'antico Oratorio dell'Ascensione al Palazzolo si trova fuori dal centro storico, nel moderno Quartiere del Piano, un agglomerato urbano sorto su quella che una volta era aperta campagna. Si affaccia su viale Dante lungo la Strada Provinciale 12 per Sassoferrato e Fabriano che conduce nelle frazioni di Pantana e Bellisio Solfare. Originariamente l'Oratorio dell'Ascensione nasce come edicola votiva aperta su tre lati, dove il viandante poteva fermarsi per rivolgere una preghiera di buon auspicio e protezione per il proprio viaggio. Non lontano è ancora presente un'antica porta in mattoni, probabile ingresso del Palatio de Plano dove il Podestà amministrava la giustizia, paragonabile ad un moderno Tribunale. Per la presenza di questo palazzo la zona nei secoli prenderà poi il nome di Palazzolo. L'Oratorio dell'Ascensione al Palazzolo è una semplice struttura architettonica a pianta rettangolare con tetto a capanna, di modeste dimensioni ma all'interno completamente affrescato. Sulla parete di fondo ammiriamo l'Ascensione di Gesù tra i Santi Secondo e Sebastiano e nella volta gli Evangelisti dipinti intorno al 1483 da Lorenzo D'Alessandro da San Severino Marche, definiti da Pietro Zampetti "uno dei momenti più alti della pittura a fresco del Quattrocento marchigiano". Sulla parete destra figurano poi altri affreschi, attribuiti al Maestro del Palazzolo, raffiguranti l'Annunciazione, la Vergine con il Bambino e la Trinità attribuiti al Maestro del Palazzolo. Nelle Giornate Fai di Primavera potremo visitare l'Oratorio dell'Ascensione al Palazzolo, normalmente chiuso, aperto solo su appuntamento per visite turistiche e talvolta in giornate speciali organizzate dalla Pro Loco di Pergola. L'Oratorio dell'Ascensione al Palazzolo è una semplice struttura architettonica ma all'interno è completamente affrescato. Sulla parete di fondo l'Ascensione di Gesù tra i Santi Secondo e Sebastiano e nella volta gli Evangelisti dipinti intorno al 1483 da Lorenzo D'Alessandro da San Severino Marche, definiti "uno dei momenti più alti della pittura a fresco del Quattrocento marchigiano" (Pietro Zampetti). Di altro artista e successivi sono gli affreschi della parete destra, attribuiti al Maestro del Palazzolo.

Casino Guazzugli Bonajuti: Situato nella campagna pergolese, in località Grifoleto, il Casino Guazzugli Bonajuti, conosciuto anche come Casino Bellaluce, è una signorile architettura di campagna edificata nel Cinquecento, che ancora oggi appartiene agli eredi di un ramo dell'antica nobile famiglia Guazzugli di Pergola. L'edificio, ristrutturato e decorato sul finire del'700, era utilizzato come casino di villeggiatura, luogo di svago e sede di battute di caccia che si tenevano nella tenuta circostante. Vi trascorsero i mesi estivi illustri componenti della famiglia, organizzando anche accademie letterarie, ricevimenti e feste danzanti. I proprietari ed i loro ospiti nei ricordi di famiglia vi si recavano dopo aver cacciato, per consumare la selvaggina nel salone a piano terra e salire a riposare nelle alcove al piano nobile. Dai primi del'900 la casa fu vissuta in modo continuativo da Augusta Guazzugli Bonajuti ed altri membri della famiglia, ma alla sua morte la casa è tornata ad essere luogo di vacanza. Il casino è un edificio in mattoni caratterizzato da graziosa simmetria, con tre corpi di fabbrica collegati da due fornici, circondato da quello che fu un ameno giardino, con oratorio pubblico. Vi si accede da un portone centrale con cornice bugnata dal quale una scala posta sul lato destro conduce ai piani superiori. A piano terra, attraversando il lungo corridoio, si esce sul giardino posteriore, attraverso un portone anticamente sormontato da un balcone, purtroppo demolito. Le stanze del piano nobile conservano negli interni decorazioni pittoriche originali di raffinata eleganza, realizzate dal pittore camerinese Tommaso Appiotti, e decorazioni in stucco opera di Giuseppe Ciaruffoli. L'appartamento è decorato da dipinti murali a tempera, con grottesche. Il dipinto del salone principale, firmato sulla lampada all'angolo del riquadro centrale, è intitolato a Nerine, figlia di Nereo e dio del mare. E' datato 1787. Nella camera con alcova, le pareti sono decorate a trompe l'oeil col metodo stencil imitante la carta da parati. Anche la stanza sopra il fornice è dipinta a trompe l'oeil e raffigura un gazebo di gusto esotico con vista sul mare, molto in voga nel 700. Le Giornate FAI di Primavera 2023 a Pergola saranno l'occasione per aprire per la prima volta al pubblico le stanze del casino. Sarà la stessa proprietaria ad accogliere i visitatori, insieme ai volontari FAI di Pergola, per raccontare le particolarità ed i segreti del luogo, ma anche la storia ed i ricordi di famiglia, che parlano di un'epoca passata che merita di essere ricordata e tramandata nel tempo.

____
Vuoi ricevere le notizie di Vivere Urbino in tempo reale sul tuo smartphone tramite WhatsApp e Telegram?
Per WhatsApp aggiungi il numero 3714499877 alla tua rubrica ed invia il messaggio "Notizie ON".
Per Telegram vai su https://t.me/vivereurbino e clicca su "Unisciti".


da FAI - Fondo Ambiente Italiano
Delegazione di Pesaro e Urbino





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 25-03-2023 alle 10:15 sul giornale del 25 marzo 2023 - 566 letture

In questo articolo si parla di attualità, fano, urbino, fai, pesaro, piobbico, pergola, Fondo Ambiente Italiano, giornate fai, giornate fai di primavera, vallefoglia, Delegazione di Pesaro e Urbino, fai pesaro, comunicato stampa

Licenza Creative Commons L'indirizzo breve https://vivere.me/dZlk





qrcode